DIOR & D-AIR LAB

La promessa di protezione della tecnologia, di cui D-Air lab si fa portavoce, incontra la potenza della moda racchiusa in Dior. Un binomio insolito, ma efficace: la forza di questa collaborazione è esplosa nella sfilata di martedì 1 marzo a Parigi, veicolando immagini di donne forti nelle loro “armature”.

I capi iconici di Dior si arricchiscono di elementi dedicati alla protezione del corpo della donna: la Bar Jacket è proposta in due versioni, la prima dotata di airbag che seguono l’elaborata architettura della giacca; la seconda che riproduce la tecnologia del sottotuta del progetto Antarctica, riscaldando nel caso in cui la temperatura corporea si abbassi. Questa seconda versione della Bar Jacket è, infatti, dotata di sensori in grado di percepire abbassamenti di temperatura, di filamenti in argento che riescono a veicolare il calore dove serve e di canali che permettono di spostare l’umidità verso l’alto, mantenendo il corpo asciutto: una serie di accorgimenti tecnici in cui D-Air lab ha riposto tutta la sua esperienza in ambito di protezione, riuscendo (insieme all’utilizzo congiunto anche della parte esterna della tuta Antarctica) a difendere il corpo dal freddo fino a temperature di -80°.

Nel concept promosso da Maria Grazia Chiuri, Direttrice artistica delle collezioni donna Dior, spiccano anche airbag utilizzati come mantelline e corsetti, paraschiena e guanti che ricordano il mondo motociclistico e cavigliere anti-twist (usate per proteggere la caviglia) riadattate ad accessorio per le scarpe. Al centro della sfilata, però, è spiccata la tuta nera dotata di tubi fotoluminescenti che per prima ha fatto il suo ingresso, catturando subito l’attenzione: questa tuta è un retaggio dei vari progetti dedicati allo spazio portati avanti da D-Air lab e Dainese negli anni. I tubi situati sulla tuta, infatti, servono a veicolare fluidi che, in base alle necessità, riscaldano o raffreddano il corpo degli astronauti, spesso sottoposti a sbalzi di temperatura estremi.

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