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Lavoro in quota e lavoro in altezza: differenze e DPI corretti

Quando si parla di operazioni svolte a una certa elevazione dal suolo, i termini “lavoro in quota” e “lavoro in altezza” vengono spesso usati in modo intercambiabile. Tuttavia, dal punto di vista della sicurezza sul lavoro e, in particolare, dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) richiesti e delle normative di riferimento, esistono differenze sostanziali che è fondamentale comprendere. Questa distinzione non è solo una questione semantica, ma una discriminante cruciale per garantire la massima sicurezza e la corretta aderenza alle leggi vigenti.

Cos’è il lavoro in quota? La definizione chiave

Per lavoro in quota si intende ogni attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da un’altezza superiore ai 2 metri rispetto a un piano stabile. Questa è la definizione di lavoro in quota più accettata e universalmente riconosciuta nel contesto della normativa italiana (Decreto Legislativo 81/08). Non importa se il lavoro viene svolto su un tetto, un ponteggio, una scala o una piattaforma aerea; se l’altezza supera i 2 metri e c’è il rischio di caduta, si rientra nella categoria del lavoro in quota.

Le implicazioni di questa definizione sono immediate:

  • Valutazione dei rischi: è obbligatoria una valutazione specifica dei rischi di caduta.
  • DPI specifici: richiede l’uso di DPI anticaduta come imbracature, sistemi di collegamento (cordini, assorbitori di energia) e ancoraggi.
  • Formazione specifica: i lavoratori devono ricevere formazione specifica sui rischi e sull’uso dei DPI per il lavoro in quota.

Lavoro in altezza: un concetto più ampio o specifico?

Il termine lavoro in altezza è spesso utilizzato in un contesto più generico per indicare qualsiasi tipo di lavoro che non si svolge a livello del suolo. Potrebbe includere anche attività che non rientrano strettamente nella definizione di lavoro in quota secondo il D.Lgs. 81/08 (ad esempio, lavori a un’altezza inferiore ai 2 metri ma con rischio di caduta su ostacoli pericolosi). Tuttavia, nella prassi e nella normativa italiana, quando si parla di lavori in altezza, sicurezza e DPI specifici per prevenire le cadute gravi, si fa quasi sempre riferimento al lavoro in quota e alla soglia dei 2 metri.

Diversi DPI richiesti: la chiave della sicurezza

La distinzione è cruciale perché determina i diversi DPI richiesti. Per il lavoro in quota, è indispensabile un sistema anticaduta completo, composto da tre elementi fondamentali:

  1. L’imbracatura: un’imbracatura completa (UNI EN 361) che avvolge il corpo del lavoratore, distribuendo le forze in caso di caduta.
  2. Il sistema di collegamento: cordini, assorbitori di energia (UNI EN 355), connettori (UNI EN 362) che collegano l’imbracatura all’ancoraggio. L’assorbitore di energia è vitale per ridurre l’impatto sul corpo in caso di caduta.
  3. Il punto di ancoraggio: un punto fisso e robusto (UNI EN 795) a cui il sistema anticaduta è collegato, capace di sopportare le forze generate da una caduta.

Oltre a questi, possono essere richiesti altri DPI come caschi di protezione (UNI EN 397), guanti e calzature antinfortunistiche, a seconda del contesto specifico del lavoro in quota.

Normative di riferimento: Il D.Lgs. 81/08

In Italia, la normativa principale che regola la sicurezza sul lavoro in quota è il Decreto Legislativo 81/08, noto anche come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro. Questo decreto stabilisce gli obblighi per i datori di lavoro, i lavoratori e i consulenti in materia di sicurezza. In particolare, per il lavoro in quota, vengono dettagliate le misure preventive e protettive da adottare, la necessità di formazione, la scelta e l’utilizzo dei DPI, e l’importanza della pianificazione delle emergenze.

WorkAir: un innovativo DPI protettivo per i lavori in altezza

Mentre l’adozione dei DPI tradizionali è obbligatoria e fondamentale, l’innovazione tecnologica offre soluzioni sempre più avanzate per elevare ulteriormente il livello di sicurezza. In questo contesto si inserisce WorkAir, un innovativo airbag per lavori in altezza che rappresenta un ulteriore strato di protezione per i lavoratori.

WorkAir è un DPI protettivo per i lavoratori che integra la tecnologia dell’airbag in un sistema indossabile, compatibile con qualsiasi imbracatura anticaduta standard. In caso di caduta, i sensori di WorkAir rilevano l’anomalia e attivano l’airbag in 40 millisecondi. L’airbag si gonfia istantaneamente, avvolgendo le aree vitali del corpo e assorbendo una significativa parte dell’energia d’impatto, riducendo drasticamente le forze trasmesse al corpo del lavoratore. Questo può fare la differenza tra una lesione grave e un esito molto meno traumatico.

WorkAir si rivela la soluzione ottimale anche per quei lavori in altezza attorno ai 2 metri che prevedono l’obbligo di utilizzo dell’imbrago, ma dove, per varie ragioni strutturali o logistiche, non è disponibile un punto di ancoraggio fisso. In questo caso, questo DPI colma le “aree grigie” lasciate scoperte dalle soluzioni anticaduta tradizionali. Laddove il sistema ancoraggio-cordino-imbrago non è pienamente applicabile, WorkAir offre un’alternativa o un complemento vitale, trasformando una situazione di rischio elevato in una dove l’impatto di una caduta è drasticamente ridotto. È una soluzione innovativa che estende la copertura della sicurezza per il lavoro in quota anche nelle condizioni più sfidanti, garantendo una protezione attiva ai lavoratori dove prima mancava una risposta efficace.

WorkAir non è un dispositivo anticaduta, bensì un protettore in caso di caduta. L’integrazione di WorkAir non sostituisce l’obbligo di utilizzare l’imbracatura e il sistema anticaduta, per i lavori in quota, ma aggiunge un livello di protezione proattivo, migliorando ulteriormente la sicurezza nei lavori in altezza e in quota. È un esempio concreto di come la tecnologia possa contribuire a rendere il lavoro in altezza più sicuro è una realtà sempre più tangibile.

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